E la Favola continua…

 

 

Festival di Sanremo 1967

17^ Edizione

 

Festival di Sanremo 1967

Edizione

17^

Periodo

26 - 28 gennaio

 

Sede

Salone delle Feste del Casinò Municipale di Sanremo

Presentatore

Mike Bongiorno e Renata Mauro

 

Trasmesso da

TV

Radio
RAI
Eurovisione

Partecipanti

59 cantanti - 30 canzoni

Vincitori

Iva Zanicchi e

Claudio Villa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

C’era ancora una volta a Sanremo il Festival della canzone italiana,

diciassettesima Edizione dal 26 gennaio al 28 gennaio 1967.

 

Sede della manifestazione, il Salone delle Feste del Casinò.

 

Le tre serate della rassegna canora furono trasmesse dal Salone delle feste integralmente in diretta sia dalla Radio che dalla Televisione. La finale come nelle precedenti edizioni fu irradiata in  Eurovisione.

La 17^ edizione del Festival fu presentata per la quinta volta da Mike Bongiorno accompagnata sul palco dall’annunciatrice RAI Renata Mauro.

 

Le Canzoni e i Cantanti

 

Gianni Ravera scelse personalmente i cantanti che si sarebbero dovuti esibire sul palco del Festival.

Il Patron selezionò dei veri talenti emergenti che in quel periodo si distinsero per la loro musica.  In particolare emersero dei giovani con delle caratteristiche canore l’uno differente dall’altro, tutti di grande impatto,  tra cui:

Lucio Dalla, il quale presentò il brano “Bisogna saper perdere che rimase nella storia del Festival cantato insieme ai The Rokes;

 

Il francese Antoine che interpretò “Pietre“ in un modo brioso e scansonato;

 

Orietta Berti che si esibì una personalità ed eleganza raguardevole  con “Io, tu e le rose”, tanto che ancora oggi la canzone è un suo “cavallo di battaglia”;

 

Giorgio Gaber "ironico e spiritoso", cantautore impegnato nel sociale che con il motivo “E allora dai” evidenzia gli aspetti più importanti della vita che aspettano di essere realizzati e si chiede: “le cose giuste tu le sai e allora dai, e allora dai dimmi perché tu non le fai?”.

 

Ornella Vanoni interpreta “La musica è finita”  insieme a Mario Guarnera, una delle canzoni più intense per la capacità di trasmettere emozioni e certamente tra le più belle, dal punto di vista qualitativo, che siano state mai scritte per il Festival;

 

Johnny Dorelli e Don Backy autore del brano “L’immensità” si contraddistinsero per essere due personalità decisamente diverse che comunque contribuirono portare al successo la canzone.

 

Little Tony conquistò il consenso generale del pubblico con il motivo “Cuore matto”. Il pezzo ben costruito armonicamente per essere riuscito a imitare con la chitarra il battito frenetico del “cuore", raggiunse immediatamente  la vetta della classifica,  rientra tra le canzoni italiane più vendute.

 

Tony Renis che con la suaQuando dico che ti amo" ribadì il successo a livello internazionale. La canzone fu  presentata da Annarita Spinaci insieme a Les Surfs, raggiungendo il secondo posto.

 

I Giganti inneggiarono alla pace con la innovativa “Proposta” cantando insieme al gruppo irlandese  The Bachelors : “Mettete dei fiori nei vostri cannoni “. Il pubblico recepì il messaggio. La canzone raggiunse il terzo posto della classifica finale del Festival.

 

Domenico Modugno, fu presente al Festival con “Sopra i tetti azzurri del mio pazzo amore” cantata in coppia con Giuseppe Gidiuli, il quale sostituì il francese Christophe, escluso direttamente dal cantautore perché non riusciva a memorizzare le parole della canzone. Il brano non conquistò la giuria e venne escluso dalla finale. L’artista farà fatica ritrovare il gradimento del pubblico dopo questa imprevista “défiance

 

Claudio Villa nell'anno in cui venne esaltata la musica  “beat, con Iva Zanicchi vinse con il brano “Non pensare a me. Come spesso accadde nelle edizioni precedenti, quest’anno gli fu restituito ciò che gli fu tolto in precedenza, visto che la sua canzone giunta quarta nel 1966 era migliore di quella di Modugno.

 

I cantanti in gara 


Debuttanti

 

Roberta Amadei, Antoine, The Bachelors, Los Bravos, Cher, Les Compagnos De la Chansons, Dalida, Tony Del Monaco, Peppino Di Capri, Don Backy, Marianne Faithfull,  Nico Fidenco , Anna German, Gidiuli, I Giganti, Bobby Goldsboro, Mario Guarnera, The Hollies, Ricky Maiocchi, Los Marcellos Ferial, Donatella Moretti, Carmelo Pagano, Gianni Pettenati, Gian Pieretti, Mino Reitano, Memo Remigi, The Rokes, Sonny e Cher, Anna Rita Spinaci, Luigi Tenco, Carmen Villani, Dionne Warwich, Mario Zelinotti 

I veterani

 

Orietta Berti, Fred Bongusto, Caterina Caselli, Betty Curtis, Lucio Dalla, Nicola di Bari, Pino Donaggio, Johnny Dorelli, Sergio Endrigo, Jimmy Fontana, Connie Francis, Giorgio Gaber, Remo Germani, Wilma Goich, The Happening, Little Tony, Milva, Domenico Modugno, Gene Pitney, Bobby Solo, Les Surfs, Ornella Vanoni, Edoardo Vianello, Claudio Villa,  Iva Zanicchi 

 

I verdetti delle giurie erano contrastati, c'era anche lo spauracchio del plagio, gli scandali erano costruiti appositamente per creare ulteriore interesse intorno al Festival. La morte di  Tenco fu il movente per scatenare una protesta a causa delle scelte effettuate dalle giurie di esperti che fecero in passato "arrabbiare" tanti artisti. Il clima intorno alla manifestazione era del tipo culturale, andava ad anticipare gli anni della contestazione giovanile.

 

L’affaire Tenco

 

IFestival del 1967 purtroppo non passerà alla storia solo per la qualità delle canzoni.

 

In fase eliminatoria, al termine di un duro duello verbale tra i membri della commissione, di cui fecero parte Lello Bersani ed Ugo Zatterin, la canzone “Ciao amore ciao” di Luigi Tenco, venne esclusa dalla finale, anche perché Ugo Zatterin preferìì ripescare la canzone di Gianni Pettenati “La rivoluzione”.

 

La polemica divampò, il testo di “Ciao amore ciao” era serio ed impegnato come nella tradizione del cantante genovese, che ci rimase malissimo per essere stato eliminato, in particolar modo dalla Commissione. La sua riflessione sull’emigrazione, cantata in coppia con Dalida, con la quale, secondo la stampa rosa, stava vivendo una travolgente storia d’amore, venne cestinata a favore della solita retorica canzone anti-bellica.  

In verità Gian Piero Reverberi, l’amico di Tenco, in merito alla presunta storia d’amore con la cantante francese disse: “Dalida è pazzamente innamorata di lui, per Luigi è una delle tante”. La passione che si diceva vivessero i due personaggi, non era altro che un modo giornalistico per creare interesse intorno alla coppia e nulla più.

Il cantautore nella realtà era fidanzato con una ragazza romana di nome Valeria con la quale ebbe un colloquio poco prima di morire. In quel frangente le confida che vuole denunciare alcune illegalità avvenute durante il Festival. A tal proposito manifestò l’intenzione di indire, per il giorno dopo, una conferenza stampa per rivelare che si scommetteva clandestinamente sull'esito della gara canora.

Alcuni presuppongono che, proprio questa sua intenzione di mettere in piazza le illegalità commesse al Festival, sia stato il movente che ha mosso la mano omicida.

 

Mike Bongiorno, la prima sera dovette convincere il cantante a salire sul palco del Casinò per esibirsi, dicendogli: “La canzone è bella, fatta per Sanremo, giusta per il Festival”. Luigi Tenco, in quel frangente sembrerebbe aver detto al presentatore: "canto questa e poi ho finito.., oppure "la faccio finita.." Si affermò, tra l’altro che, il giorno prima, in un'intervista avesse dichiarato che non avrebbe voluto prendere parte al Festival. Chi lo guardò cantare dalla televisione, ebbe l’impressione  che fosse  sconvolto. Gli occhi erano stralunati, sembrava che la sua mente fosse altrove mentre cantava.

Nella realtà l'artista già da tempo pensava di lasciare il mondo della canzone, almeno come cantante, perché desiderava intraprendere la carriera politica. Infatti, nell’agosto del 1960, preannunciò alla "Ricordi", la sua casa discografica, di voler “assumere incarichi di una certa responsabilità nella direzione del P.S.I”,  e per tale ragione non voleva che il suo nome apparisse sulle etichette dei dischi.  Ecco il motivo per cui disse, presumibilmente, a Mike che sarebbe salito sul palco per l’ultima volta, perché di lì a poco sarebbe entrato in politica e non avrebbe più cantato in pubblico. Era, oltretutto, contrariato perché Dalida interpretava “Ciao, amore ciao”  in un modo non appropriato alla canzone e questa situazione pensava che lo avrebbe danneggiato.

 

Film "Giallo" 

 

La morte di Luigi Tenco è uno dei misteri tutt’oggi ancora irrisolti della storia musicale, e non solo italiana.

Per tutti coloro che hanno amato il cantautore genovese o, semplicemente, tutti coloro che hanno vissuto la sua vicenda, attraverso la televisione, e desiderano conoscere la verità sulla sua morte, le pagine sottostanti potrebbero fornire il mezzo per formarsi una propria idea, vivendo il caso Tenco come se fosse la trama di  un “Giallo”, tra i più intriganti  del secolo.

Il film potrebbe  indubbiamente iniziare la sera tra il Giovedì ed il venerdì del 26/27 gennaio 1967, la notte più "buia" che si sia vissuta durante i Festival. Nel frattempo un "flashback" potrebbe farci rivivere il momento in cui il cantante genovese si esibisce sul palco della rassegna canora. In questo contesto ci si potrebbe domandare, tra l’altro, che fine abbia fatto il filmato, quello vero, dell’ultima esibizione di Tenco sul palco della manifestazione canora, visto che è misteriosamente sparito dagli archivi della Rai? Perché avrebbe dovuto svanire e chi l’avrebbe trafugato?

La storia  potrebbe continuare inscenando il “suicidio” dell'artista, evidenziando tutti i fatti anomali accaduti prima e dopo la vicenda, che non trovano alcuna spiegazione logica. Da questo momento in poi il film potrebbe incominciare a fornire tutti gli elementi per individuare gli assassini di Luigi Tenco inframmenzando finzione e verità nella trasposizione cinematografica. 

Comunque per il momento vediamo quali sono state le situazioni, gli episodi, i fatti assurdi che sono stati inscenati subito dopo il ritrovamento del corpo del cantante e nel contempo vedere come la realtà si sposa con l'ipotesi omicidiaria.

 

Fatti veramente accaduti 

 

Di certo, il "caso Tenco", rappresenta l’emblema di una delle inchieste investigative più pasticciate e demenziali che si sono svolte in Italia. Valga per tutte, tra le irregolarità poste in essere dagli inquirenti, subito dopo il ritrovamento del cadavere del cantante, alcune circostanze folli del seguente tenore:

1 -  Il Commissario Arrigo Molinari, informato per telefono del suicidio di Luigi Tenco, invece di recarsi subito all'Hotel Savoy, per effettuare le indagini del caso, pensò bene di telefonare ad un giornalista dell’ANSA, suo amico, per informarlo che il Luigi Tenco si era tolto la vita, sparandosi un colpo in testa. E’ evidente che divulgando immediatamente la suddetta notizia, tramite i giornali, il pubblico veniva indotto, da subito, ad accettare la tesi che più interessava a coloro che avevano inscenato la farsa del suicidio.

2 - Il Commissario, una volta giunto sul posto nella stanza 219, ordinò di spostare il cadavere in una camera mortuaria predisposta dall'albergo per i casi suicidari, senza effettuare i rilievi stabiliti dalla legge. Resosi conto dell'errore commesso, forse anche perché qualcuno glielo fece notare, un'ora dopo circa, il Commissario comandò di riportare il corpo nella camera da dove lo avevano prelevato, per svolgere le incombenze di rito, che in un primo momento non erano state effettuate.  Dai rilievi fotografici eseguiti, prima che il cadavere di Tenco fosse portato via, si può notare che il colletto della camicia era sporco di sangue!! 

3 - Quando la salma viene riportata in camera, sulla camicia le macchie di sangue sono sparite. Evidentemente qualcuno ha deciso che era meglio cambiarla!!!!!!!

 

L’inchiesta, in modo frettoloso, nonostante tutto, ufficializzò il suicidio con un decreto di archiviazione: "Luigi Tenco si suicidato sparandosi un colpo di pistola alla tempia, nella notte fra giovedì e venerdì 27 gennaio, nella stanza 219 dell'Hotel Savoy".

Con questo ultimo atto, il caso Tenco veniva chiuso definitivamente, lasciando aperte le innumerevoli domande che venivano poste da più parti.

 

L'omicidio di Luigi Tenco è un ipotesi percorribile oppure NO? 

 

Su iniziativa di alcuni fans di Luigi Tenco, è stato realizzato un sito dal nome “Verde  Isola” (fatta di soli amici), dal testo di una sua canzone “Vorrei essere là” (…”nella mia verde isola ad inventare un mondo pieno di amici”), scritta dall’artista nel 1963. 

Attualmente, circa 70 mila sottoscrittori, sostengono con determinazione  che il loro beniamino fu ucciso da ignoti. 

Per sostenere la tesi dell’omicidio, riferiscono che sono state raccolte 5 prove che dimostrano, senza ombra di dubbio, che Luigi Tenco è stato assassinato.

1.       La mano di Tenco quella notte non ha sparato. Il guanto di paraffina non è positivo per il fatto che sul palmo è presente un solo elemento (l’antimonio). Per avere la prova certa che una persona abbia sparato, dalle analisi si deve riscontrare la presenza sull'arto, oltre all'antimonio, anche il bario e il piombo. Un solo elemento, quale l'antimonio presente sulla mano, dimostra, semplicemente, che il cantautore genovese fumava e faceva uso dell'accendino per accendersi la sigaretta.

2.      La pistola dapprima vista accanto al corpo, alcuni dicono di averla vista sopra il comodino, poi sarebbe stata ritrovata sotto i glutei di Luigi Tenco (come ci sarebbe andata a finire in quella strana posizione?), non è la sua “Walther Ppk”, bensì una “Beretta 22”. Si è scoperto, molti anni dopo, che l’arma, con la quale l'artista ufficialmente si sarebbe ucciso, era ben oleata e non aveva sparato, almeno nel frangente della sua morte. Il perito esperto di armi riferisce, allorché scopre la suddetta circostanza, di aver aperto il pacchetto che conteneva “Walther Ppk” circa ventanni dopo, perché aveva dato per scontato che  il cantante si era  suicidato. Possibile che nessuno in tutto questo tempo gli abbia richiesto l'esito della perizia?  

3.      Ferite ed ematomi (cinque) non vengono descritti nel referto, invece sono ben visibili nella foto scattata prima che il corpo venisse portato all’obitorio. E’ evidente che Tenco è stato percosso prima di essere ucciso;

4.      La firma sul biglietto è falsa. Il biglietto è incompleto. La maniera con cui è scritto “Luigi” non trova alcun riscontro in nessun testo precedentemente redatto dall’artista;

5.      Sabbia sull’auto del cantautore è presente oltre che sul viso anche sulle scarpe. Quando venne riportato il cadavere di Luigi Tenco nella sua stanza per essere fotografato, i piedi senza scarpe del cantante (altrimenti non potevano essere collocati sotto il mobile) vennero posti, deliberatamente, sotto il comò perché non si potesse vedere la sabbia presente sulle scarpe  e sui calzini.

 

Alla luce di quanto sopra evidenziato alcuni affermano, in forza di quanto detto al punto 5°, che Tenco sia stato ucciso presumibilmente sulla spiaggia distante dal “Savoy” 600/700 metri. Successivamente, venne ricondotto nella sua stanza 219 della “dependance dell’albergo”, attraverso una porta che affaccia sul giardino dell’Hotel, distante dalla camera del cantante pochi metri. La stessa usata per portare via il cadavere di Tenco. Tale ipotesi è suffragata dal fatto che nessuno riferisce di aver sentito tra le 01:30 e le 02:10 uno sparo provenire dalla sua camera.

Tra gli altri, Sandro Ciotti, il quale alloggiava nella stanza di fronte a quella di Tenco, interrogato dalla Polizia, riferisce che nella circostanza in cui è morto l’artista, era sveglio e non ha sentito nessuno sparo durante la notte. Invece sente benissimo urlare Dalida, tant’è che si precipita immediatamente nella stanza 219 e vede la donna che teneva in braccio il corpo di Tenco e dopo alcuni minuti uscire dalla stanza insieme all'ex marito Lucien Morisse, gridando disperata “ASSASSINI, ASSASSINI”.

Per giustificare l’incongrua circostanza relativa al fatto che nessuno aveva sentito uno colpo di pistola provenire dalla camera 219, si disse che il fragore dello sparo non poteva essere sentito, per il fatto che i muri delle stanze del Savoy sono molto spessi e attutiscono i rumori. Tutto ciò è assurdo anche perché è stato dimostrato in seguito che la pistola  Walther Ppk, acquistata da Tenco, pur essendo una calibro 22, produce un frastuono tale che, da un test effettuato sul posto, nelle stesse circostanze, lo sparo venne sentito da circa quindici persone che si affacciarono dalle loro finestre.

 L’ unica prova che potrebbe suffragare la tesi del suicidio è data  dal ritrovamento di un biglietto “presumibilmente” scritto dal cantante, in cui elenca  i motivi per cui ha deciso di togliersi la vita: "Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda “Io, tu e le rose” in finale e una commissione che selleziona  (con 2 elle)“La Rivoluzione”. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi".

Il riscontro, sopra detto, è sicuramente inconsistente da un punto di vista probatorio per le seguenti ragioni: il biglietto non è stato trovato nella stanza di Tenco, ma viene consegnato al Commissario MOLINARI (iscritto alla P2 tessera 767) da Piero Vivarelli, dopo essere stato per oltre 30 minuti dentro la stanza di Dalida (la camera 104 dell’Hotel Savoy). Dunque, quando la polizia arrivò sulla scena del delitto, non c'era alcun biglietto. Per di più, sul referto della scientifica il “biglietto d’addio” non viene menzionato, né tanto meno si dice che sia stato  rinvenuto.

Come può essere considerato "originale" e "valido" un biglietto con firma contraffatta (in nessun scritto dell'artista la grafia della firma è come quella nel foglietto) proveniente da fonti esterne dal luogo ove si dice sia avvenuta la morte di Tenco, oltretutto circostanza nemmeno menzionata sul verbale redatto dalla polizia???

Pertanto, in base a quanto sopra dedotto,  il “biglietto d’addio” lasciato da Tenco, non è una prova valida ai fini dell’accertamento della verità.

Inoltre, semplicemente analizzando quanto scritto sul foglio, si può certamente affermare che non l’ha redatto Luigi o quanto meno non nella forma e nel senso che traspare dallo scritto. Potrebbe però essere stato realizzato sotto dettatura, come alcuni sostengono. 

 

Luigi Tenco, come persona estremamente colta, laureato in Scienze Politiche, cantautore culturalmente impegnato, un poeta,  non poteva aver redatto quel biglietto con un errore grossolano come “selleziona”, con due elle ed una forma sintattica inesatta per una persona istruita come lui, mentre si può più facilmente pensare che il contenuto sia stato ideato, probabilmente, da un soggetto straniero.

C’è la prova, indiscutibile, che l’assunto del foglietto è stato  in qualche modo contraffatto, perché si notano in rilievo due parole “già” e “gioco”, tra le frasi del testo, come se il contenuto del foglietto fosse stato ricalcato.

 

Ad un’attenta analisi dei fatti, la tesi che Luigi Tenco sia stato ucciso sulla spiaggia, non trova riscontri nella realtà. Infatti, non ci si può dimenticare che, pochi minuti prima di essere ucciso, l'artista parla al telefono dalla sua stanza con la fidanzata Valeria. E’ improbabile che nello spazio di pochi minuti (dai 15’ ai 20’) egli sia stato condotto sulla spiaggia, ucciso e successivamente riportato nella sua stanza per mettere in scena il suicidio. Tra le 02:00 e le 02:10 il cantante è sicuramente nella sua stanza (deposizione di Dalida ed altri).  Inoltre posto che il “foglio d’addio” sia stato scritto sotto dettatura, sopra un altra sua lettera, come da più parti si sostiene, si deve ragionevolmente stabilire che il cantautore per scrivere si fosse appoggiato su di un tavolo, tanto da permettergli di ricalcare, dal foglio sottostante, le parole “già” e “gioco”. Inoltre, è credibile che il cantante nel redigere il biglietto abbia voluto commettere volontariamente quell’errore, scrivendo appositamente “Selleziona” con due elle per far capire che stava accadendo qualcosa di anomalo nel momento in cui stava scrivendo, e che quell’errore non poteva essere farina del suo sacco.

Alla luce di quanto sopra detto è improbabile che l’omicidio sia avvenuto sulla spiaggia. E’ plausibile, invece, che la sabbia si possa essere posata sulla sua auto e  sul corpo per effetto del  passaggio della macchina in una zona sabbiosa che l’ha sollevata.

A questo punto, dopo un’attenta lettura di tutte le fonti da cui si deduce che Luigi Tenco sia stato ucciso, ed in forza  delle prove raccolte, siano esse deduttive od induttive, è ragionevole pensare che, per uccidere il cantautore genovese, si sia fatto uso di una pistola con il silenziatore e l’omicidio è stato commesso nella stanza 219 da una mano amica o quanto meno conosciuta.

 

The show must go on 

 

All’indomani della tragedia il Festival proseguì. Il 28 gennaio alle ore 21 Mike Bongiorno, palesemente in difficoltà, presenta regolarmente la finale dedicando poche parole a Tenco: “Questa seconda serata comincia con una nota di mestizia per il lutto che ha colpito il mondo della musica leggera, con la scomparsa di un suo valoroso esponente”  I funerali si tennero solo domenica 29 a Festival finito e con una misera partecipazione di esponenti della canzone, visto che nel frattempo si celebrava il matrimonio di Gene Pitney.

La morte di Luigi Tenco, segnò il primo passo verso il declino della manifestazione che dal 1967 in poi conobbe anni bui. Presero, ancor più corpo, le argomentazioni che misero in dubbio la validità di una gara che pone a confronto i cantanti al solo scopo di raggiungere il successo a discapito di chi soccombe.

 

Curiosità

 

Ci furono altri episodi curiosi intorno alla kermess canora, Domenico Modugno, autore del brano "Sopra i tetti azzurri del mio pazzo amore" contestò il cantante francese Christophe, suo partner, perché dimenticò le parole della canzone. L’artista francese offeso lasciò il Festival.

 

Il 26 gennaio del 1967, primo giorno del Festival, arrivò a Sanremo Mick Jagger, leader dei Rolling Stones, accompagnato dalla moglie Marianne Faithull.

 

La manifestazione si concluse alla mezzanotte di domenica 28 gennaio. A mezzogiorno del giorno seguente il disco di Tenco andò praticamente esaurito. In un solo mese "Ciao amore ciao" vendette oltre 300.000 copie. Ciò che non potè avere da vivo, la morte glielo donò

 

Briciole di Storia

 

Accadde nel 1967

 

 
 

Tragedia sulla rampa 34 di Cape Kennedy (Florida): gli astronauti Virgil I. Grissom (40 anni, veterano dei voli spaziali), Edward H. White (il primo americano a passeggiare nello spazio) e Roger Chaffee perdono la vita durante un esperimento di volo simulato. Il 21 febbraio i tre avrebbero dovuto cominciare un viaggio in orbita di 14 giorni (Apollo 1).

 

Le università italiane, a partire da quella di Pisa, vengono occupate dagli studenti, che danno inizio al periodo delle contestazioni di piazza

 

Beatles spopolano in tutto il mondo con le loro canzoni e in Pink Floyd escono sul mercato con il loro primo album.


Che Guevara, in Bolivia, viene ferito, catturato e assassinato dalle truppe governative.


In Sud Africa, Christian Barnard, effettua il primo trapianto di cuore umano.

 

Michelangelo Antonioni porta sugli schermi il film Blow Up ed il collega Luis Bunuel gira “Bella di giorno


Bob Dylan con la chitarra e l'armonica scrive e canta le sue poesie.

 

A New York si inaugura il ponte sospeso “Giovanni da Verazzano” all’epoca il più lungo al mondo, circa 1298 metri (4260 piedi)


Regolamento

 

Per la 17a edizione del Festival giunsero centinaia di canzoni, ma solo 35 furono scelte dalla Commissione Speciale. Il Patron Gianni Ravera ne bocciò cinque, rimasero in gara 30 motivi.

Il pubblico del Casinò ascoltò i brani così divisi; 15 per sera. Al termine delle serate fu compito delle giurie sparse in 15 località segrete, decretarne le migliori da mandare in finale.

Ogni singolo giurato scelse quattro canzoni, e le prime in graduatoria, andarono in finale. Le rimanenti sette, furono scartate. Solo grazie ad un altro meccanismo, "in pratica un'altra speciale giuria, formata da cinque elementi nominati dall'organizzatore", ebbe il compito di ripescare un motivo dei sette bocciati, le canzoni finaliste così furono sette. Stesso procedimento per la seconda serata.

Le 14 canzoni finaliste andarono in finale, per essere giudicate da 225 giurati sparsi in 15 città, e che poterono esprimere per l'ultima serata solo una preferenza, e non ci fu nemmeno la giuria speciale nominata dal patron.

 

Orchestra diretta dai maestri

Renato AngioliniFrancesco AnselmoHarold Batista jr.Charles BlackwellWilly BrezzaMario CapuanoGiancarlo ChiaramelloRuggero CiniTullio GalloAngelo Giacomazzi, Gianfranco Intra, Guido LamorgeseDetto Mariano,Augusto Martelli, Giordano Bruno Martelli, Gianni MazzocchiGianfranco MonaldiIller PattaciniFranco PisanoAngel Pocho Gatti,Eros SciorilliGian Franco ReverberiGary ShermanSauro Sili e Amedeo Tommasi.

 

Direzione artistica e Organizzazione

 

 Gianni Ravera

 

Classifica, canzoni e cantanti

 

Vincitrice

 

1.   Non pensare a meCantano: Claudio Villa e Iva Zanicchi  (Alberto Testa e Eros Sciorilli) 5.594.600 voti

 

Finaliste

 

2.   Quando dico che ti amo – Cantano: Annarita Spinaci e Les Surfs (Alberto TestaTony Renis) 4.587.210 voti

 

3.   PropostaCantanoGiganti e The Bachelors (Albula e Giordano Bruno Martelli) 2.349.555 voti

 

4.   La musica è finita CantanoOrnella Vanoni e Mario Guarnera (Nisa, Califano e Umberto Bindi) 1.102.201 voti

 

5.   Io tu e le rose – CantanoOrietta Berti Les Compagnons de la Chanson (Pace e PanzeriMario Giacomo Gili e Luigi Barazzetti) 97.234 voti

 

6.   Bisogna saper perdereCantano:  Lucio Dalla e The Rokes (Giuseppe CassiaRuggero Cini) 95.932 voti

 

7.   Dove credi di andare – CantanoSergio Endrigo e Memo Remigi (Sergio Endrigo) 89.000 voti

 

8.   Pietre – CantanoGian Pieretti - Antoine (Gian Pieretti, Ricky Gianco) 80.120 voti

 

9.   L'immensità Cantano:  Johnny Dorelli e Don Backy (Don Backy, Mogol e Detto Mariano79.675 voti

 

10. Cuore matto CantanoLittle Tony e Mario Zelinotti (Armando AmbrosinoTotò Savio60.222 voti

 

12. Io per amore – Cantano: Pino Donaggio e Carmen Villani  (Pino Donaggio e Gino PaoliVito Pallavicini) 49.000 voti

 

13. Per vedere quant'è grande il mondo – CantanoWilma Goich e The Bachelors (Mogol, Carlo Donida) 33.267 voti

 

14.  E allora dai CantanoGiorgio Gaber e Remo Germani (Giorgio Gaber) 23.000 voti

 

15.  La rivoluzione CantanoGianni Pettenati e Gene Pitney (Mogol, Roberto Soffici) 12.100 voti

 

Non finaliste

 

Canta ragazzina – CantanoBobby SoloConnie Francis (Prog e Iller PattaciniCarlo Donida)  

 

C'è chi spera – CantanoRiki Maiocchi e Marianne Faithfull (Mario Panzeri e Daniele PaceGene Colonnello

 

Ciao amore ciaoCantanoLuigi Tenco e Dalida (Luigi Tenco

 

Dedicato all'amore – CantanoPeppino Di Capri e Dionne Warwick (Alberto Testa e Daniele PaceFlavio Carraresi)

 

Devi aver fiducia in me CantanoRoberta Amadei e Carmelo Pagano (Francesco SpecchiaRenato Martini)

 

È più forte di me – CantanoTony Del Monaco Betty Curtis (Tony Del MonacoEnrico Polito

 

Gi CantanoFred Bongusto Anna German (Vito Pallavicini, Antonio Amurri e Fred Bongusto

 

Guardati alle spalle – CantanoNicola Di Bari Gene Pitney (Luciano BerettaDaniele Pace

 

Il cammino di ogni speranza CantanoCaterina Caselli e Sonny & Cher (Umberto Napolitano

 

Ma piano (Per non svegliarmi) CantanoNico Fidenco Cher (Gianni Meccia

 

Nasce una vita CantanoJimmy Fontana e Edoardo Vianello  (Sergio BardottiJimmy Fontana) 

 

Non prego per me – CantanoMino Reitano e The Hollies (Mogol, Lucio Battisti

 

Quando vedrò – CantanoLos Marcellos Ferial e The Happenings (Marisa TerziCarlo Alberto Rossi)  

 

Sopra i tetti azzurri del mio pazzo amore CantanoDomenico Modugno e Gidiuli (Vito PallaviciniDomenico Modugno)  

 

Una ragazza Cantano:  Donatella Moretti e Bobby Goldsboro (Vito PallaviciniBruno Pallesi e Walter Malgoni)

  

Uno come noi CantanoMilva e Los Bravos (Umberto Martucci e Giorgio BerteroMarino Marini)  

 

Continua...